Dimezzamento del volume di affari causa Covid-19: 45.341 ristoranti e bar a rischio chiusura.
Secondo l’Ufficio Studi Confcommercio senza una riapertura totale ad ottobre il numero potrebbe crescere. Tra i settori più a rischio, ambulanti, abbigliamento, ristorazione, attività di intrattenimento e alberghi.
Con l’incidenza del 54% dei costi fissi sul totale dei costi di esercizio e con il contestuale dimezzamento del volume di affari a causa delle norme restrittive COVID19, un’impresa con dipendenti del settore del commercio e dei servizi realizzerebbe un risultato lordo di gestione, pari al costo del lavoro. L’imprenditore vedendo azzerato il suo guadagno si troverebbe di fronte al dubbio amletico di proseguire o meno la propria attività; ma certamente sarebbe costretto a cessare l’attività qualora la riduzione dei suoi ricavi fosse superiore al 50%, con conseguenze nefaste per tutto il paese.
L’elaborato dell’Ufficio Studi Confcommercio evidenzia che su un totale di oltre 2,7 milioni di imprese del commercio all’ingrosso, al dettaglio non alimentare e dei servizi – prosegue la nota – quasi il 10%, pari a 266.807 aziende, dunque, sarà soggetto ad una potenziale chiusura definitiva.
I settori più colpiti sarebbero:
- ambulanti: 29,2%
- bar e ristoranti: 16,2%
- abbigliamento e calzature: 16,1%
- attività artistiche, sportive, intrattenimento: 14,4%
- parrucchieri e trattamenti estetici: 13,8%
- alberghi: 13,4%
Sono quindi quasi 270 mila le imprese del commercio e dei servizi che rischiano la chiusura definitiva se le condizioni economico/finanziarie non dovessero migliorare rapidamente, con una riapertura totale ad ottobre dell’anno in corso
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